IL CASO FOXCONN – Epi Institute Washington – Cina & globalmondo

L’ EPI, Istituto americano di ricerca economica e politica vicino al sindacato, ha organizzato per la metà di Aprile un seminario sulle condizioni di lavoro in Cina e il ruolo del sindacato. In particolare verrà tratta il caso della Foxconn, multinazionale fornitrice della Apple, diventata tristemente famosa per la catena di suicidi un anno fa. La Foxconn è anche presente in Brasile ove i rapporti sindacali sono “normali” con tanto di contrattazione e indipendenza del sindacato. Nel seminario verranno confrontate le sue situazioni. Abbiamo chiesto di  inviarci il materiale del seminario. Pubblichiamo una intervista a due attivisti sindacali  cinesi.Seguirà altra documentazione.

Quali problemi sono stati sollevati dal caso Foxconn in Cina alla fine del 2010 ?

La situazione alla Foxconn, azienda fornitrice di diverse multinazionali nel settore elettronico, era drammatica alla fine del 2010 quando si sparse la notizia dei suicidi di diversi lavoratori. Una forma estrema di protesta e senso di impotenza nello stesso tempo. In altre aziende la condizione degli operai, perlopiù migranti dalle campagne, non è certo rosea ma comunque migliore che alla Foxcom: vi sono spazi , sia pure limitati, per esprimere lo scontento. Ci sono scioperi, blocchi stradali etc… Ma alla Foxcom non era possibile. L’azienda non solo controllava in modo spietato i comportamenti in fabbrica, ma spiava e raccoglieva dati sulla vita privata dei lavoratori. Per esempio tutti devono usare il dormitorio fornito dall’azienda ma coloro provenienti dalla stessa provincia o che lavorano sulla stessa linea di montaggio, non possono condividere la stessa stanza.. Altro esempio: tutte le telefonate al numero verde della polizia cittadina sono non solo controllate ma deviate all’ufficio sicurezza dell’impresa nel dormitorio.

Lo sciopero di 17 giorni alla Honda alla fine del 2010,  sostenuto da circa 1800 operai ,per aumenti salariali è considerato il punto di partenza di un vasto movimento di resistenza operaia in Cina. Vi sono state delle implicazioni nelle relazioni sindacali ?

Lo sciopero si concluse con l’ottenimento di un aumento salariale del 32,4% ed ebbe notevoli conseguenze sul sindacato ufficiale contestato per la sua subordinazione all’impresa. Fu una svolta. Nel passato i lavoratori migranti erano considerati oggetti da sfruttare nella produzione e semmai da aiutare all’esterno delle fabbriche per alleviare condizioni di vita deplorevoli. Ma ora vediamo che essi agiscono in modo cosciente dei loro interessi collettivi. Lo scontro, anche fisico, con i funzionari del sindacato ufficiale, ha suscitato una vasta discussione sul ruolo del sindacato. Dopo lo sciopero la ACFTU ( sindacato ufficiale ) e il Governo hanno tentato di rispondere alle critiche accelerando il processo di riforma del sindacato iniziato nel 2004, varando leggi che regolano la contrattazione collettiva. Una buona cosa ,ma il processo è sequestrato dal sindacato unico, mentre altre associazioni indipendenti, nate spontaneamente ne sono escluse. La democrazia interna nella ACFTU è ancora molto debole, quasi inesistente, difficile il lavoro dall’interno, comunque necessario per far avanzare la riforma e dare più potere al sindacato attraverso l’elezione dei delegati e non la loro nomina dall’esterno.

Potete riassumere il processo di riforma ?

Nel 2004 il Governo varò una legislazione per regolare la contrattazione aziendale. Senza grandi effetti, la aggioranza delle imprese ignorò il provvedimento. Il governo cambiò tattica e   nel 2005  vi fu una ondata di sindacalizzazioni in multinazionali straniere tra cui anche la Wal Mart, nota in USA per il suo accannito antisindacalismo. In realtà fu un’azione concordata con le imprese. I contratti siglati hanno puro valore formale.

Dopo la crisi del 2008 molte impreseproduttrici per l'export nella regione di Canton furono chiuse. Vi fu un parziale  cambiamento di politica economica, più orientata al consumo interno E’ in questo contesto che il Governo e la ACFTU hanno promosso nuove regolamentazioni legislative sulle relazioni sindacali. Si sperava che salari più alti avrebbero incrementato i consumi interni e aiutato a ridurre le proteste. Nel 2008 fu anche introdotto il principio giuridico di diritto individuale. Il numero di vertenze individuali crebbe vertiginosamente e il fatto che molte dispute finirono ai previsti tribunali di arbitraggio determinò un sovraffollamento delle corti. Si deve aspettare almeno nove mesi per l’inizio di una procedura.. Inoltre molte vertenze trattavano questioni non previste dalle leggi vigenti. La individualizzazione dei conflitti non poteva avere soluzione, da qui lo scoppio d’azioni collettive.

La citata riforma del sistema contrattuale mira a dare spazio a rivendicazioni co9llettive ma vi sono limiti pesanti. Si possono contrattare solo certi temi entro limiti posti dal Governo definiti “ largo contesto”: salario e welfare aziendale. La contrattazione deve essere fatta solo dal sindacato ufficiale nonostante molti dirigenti sindacali siano direttamente nominati dalle imprese. I lavoratori non possono eleggere i propri rappresentanti. Non c’è consultazione dei lavoratori. Al momento vi sono molti sindacati indipendenti,magari sotto la sigla ufficiale, che tentano di praticare una diversa contrattazione, soprattutto nel metodo. Un punto chiave inoltre  è il finanziamento del sindacato. In passato molte aziende pagavano direttamente i dirigenti sindacali. Oggi vi è tendenza che sia il Governo a finanziare il sindacato Non è una pratica ideale perchè il sindacalista diventa un funzionario dipendente dal partito ma è comunque meglio che la stretta dipendenza dall'impresa. Del resto i salari sono bassi, i migranti cercano di risparmiare il più possibile per le famiglie restate al paese, l'autofinanziamento è in queste condizioni quasi impossibile.

La Foxconn è una fornitrice della Apple. Vi sono state reazioni da parte dell'azienda USA  

Una ricerca condotta alla Foxconn sulle condizioni di lavoro ( nota. vedi articolo su Sindacalmente nel 2011), è stata ripresa dal NY Times oltre che sui siti sindacali e di diverse ong, suscitando notevole scalpore. La Apple ha preso alcuni provvedimenti su orario e condizioni di sicurezza ma nulla sul piano sindacale. Una politica propia alla grande maggioranza delle aziende straniere in Cina.

EPI Institute Washington

Allegati

  • Articolo  su riduzione orario settimanale da 60 a 49 ore_Foxconn-Apple_30-3-12
  • FoxConn:una volpe a guardia del pollaio_Eidelson_10-4-12

Allegato:
foxconn_una_volpe_a_guardia_dei_pollaio_eidelson_10-4-12.doc
foxconn-apple_orario_da_60_a_49_ore.doc

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