ITALICUM E COSTITUZIONE – istituzioni e politica – nuove liste e coalizioni? –

La Camera ha votato. Questa la sintetica scheda di Andrea Gagliardi su Il Sole del 5 maggio.  1 – Italicum/Soglia del 40% per premio maggioranza (340 seggi).  È prevista l'attribuzione della maggioranza dei seggi della Camera dei deputati alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40% dei voti (era il 37% nella testo uscito da Montecitorio in prima lettura). Per chi raggiunge questa soglia di suffragi, il “premio” consiste in 340 seggi su 630 (ossia il 54% dei seggi totali). I partiti perdenti si ripartiscono i seggi rimanenti, proporzionalmente ai voti ottenuti.

2 – Italicum /Ballottaggio e premio alla lista . Se nessun partito raggiunge la soglia del 40% al primo turno, si svolge un ballottaggio tra le due liste più votate. In questo caso i 340 seggi sono attribuiti alla lista che prevale nel secondo turno. Non sono ammessi collegamenti tra liste o apparentamenti tra i due turni di votazione. Il sistema maggioritario adottato garantisce la governabilità, assicurando sempre la maggioranza dei seggi alla lista che prende più voti. Inoltre è esclusa la necessità di governi di coalizione. Rispetto all'Italicum approvato in prima lettura a Montecitorio, infatti, il premio di maggioranza di 340 seggi, sia al primo che al secondo turno, viene attribuito alla lista che ottiene più voti e non più alla coalizione.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-04-29/l-articolo-1-italicumsoglia-40percento-premio-maggioranza-340-seggi-152320.shtml?uuid=ABEG2qXD&nmll=2707#navigation

 Note per approfondire…

La disaffezione al voto dipende più dalla vita politica, dalla credibilità dei programmi presentati, dalla vita quotidiana dei partiti e dei loro rappresentanti, che dal sistema elettorale. Le preferenze, nel costume politico italiano, non fanno la differenza per  stabilire la qualità e l’efficacia di un sistema elettorale. E’ sufficiente fare memoria locale su come sono mal utilizzate le preferenze nella vita dei partiti italiani: fomentano “correnti” finalizzate al seggio e alla clientela politica. Tant’è che da un Referendum popolare, nel lontano 1991, la maggioranza dei votanti scelse per abolire le preferenze plurime elettorali (vedi allegato).

Per valutare se un sistema elettorale  sia buono o meno non è sufficiente vincolarsi al fatto che la gente vada o meno a votare. Altrimenti nessun sistema elettorale (proporzionale o maggioritario) prenderebbe la sufficienza. In Germania con il collaudato sistema proporzionale misto con soglia al 5% alle ultime elezioni del 2013 ha votato circa quanto in Italia con il vituperato Porcellum (75%). In Francia alle Legislative, con il sistema maggioritario a doppio turno,vota tra il 60% e il 70% degli iscritti. In Inghilterra con il maggioritario secco vota meno del 60% per il rinnovo della Camera e il 35% alle amministrative anche per le città più grandi.

L’astensione elevata in Italia è aumentata tantissimo negli ultimi dieci anni a causa dell'incapacità dei nostri eletti di risolvere i problemi dei cittadini e dell’endemica corruzione della vita pubblica, aggravati da un paese bloccato, a veti incrociati,  sulle proposte di cambiamento. All’interno delle coalizioni, i partiti sotto le due cifre hanno da immemorabile tempo esercitato un ruolo, un condizionamento ben oltre alla loro effettiva rappresentanza, sia nel centro-sinistra, sia nel centro-destra. La disaffezione al voto è colpa della politica che ha pensato più alla personale sopravvivenza che all’interesse comunitario del paese.

L’Italicum ha consistenti difetti che si sarebbero potuti ben evitare se avessimo già altri partiti e gruppi parlamentari. Si fa fuoco con la legna che si ha! Le pluricandidature (fino a 10 Circoscrizioni elettorali) sono forse peggiori dei capilista bloccati, ma fanno molto comodo ai partiti politici, quasi tutti visto come sono state utilizzate nell’ultima tornate elettorale, anche da chi a parole le contesta.

La storia delle coalizioni governative, come sperimentate nell’ultimo ventennio, non hanno dato grandi risultati sui temi centrali per l’economia, per l’occupazione, per l’apprendistato collegato alla scuola, per la scuola, per il welfare. Per citare le priorità.

Ora l’Italicum prevede il premio di maggioranza alla lista e non più alla coalizione, con tanti rischi che sono stati  indicati da attenti critici.

Se la politica si rinnova rimettendo al centro della discussione la credibilità dei programmi (non solo gli obiettivi ma le risorse necessarie), la lista che si candiderà per governare potrebbe ben essere composta da rappresentanti non di un solo partito. L’Italicum non ne parla ma lo può fare la politica. L’Italicum non può certo impedire la presentazione di una lista che innoverebbe l’esperienza delle coalizioni, rendendole più stabili e programmatrici.

Per maggiore informazione sull'Italicum e riforma costituzionale aprire gli allegati 

 

Allegato:
referendum_abrogativo_del_1991_in_italia.doc
avanza_il_premier_italicum_diamanti_la_repubblica.doc
italicum_ultimo_atto_dalimonte.doc
il_caso_italiano_pasquino.doc
legge_elettorale_ecco_litalicum.doc
scheda_riforma_costituzione_votata_alla_camera_9-3-15.doc

1 commento
  1. Savino Pezzotta
    Savino Pezzotta dice:

    RIFONDARE LA DEMOCRAZIA
    Con l’approvazione dell’Italicum il quadro politico italiano cambia radicalmente, di questo fatto occorre tenere presente come cittadini. A mio parere si pongono diversi problemi che riguardano le forme e i modi della partecipazione democratica, la forma partito , il rapporto tra politica e sindacato in cui bisognerà ripensare radicalmente il concetto di autonomia ,e come possono essere presenti nel nuovo scenario politico i cattolici.
    Sono temi che andrebbero discussi con molto rigore e fuori da ogni tifoseria. Con un mio articolo ospitato sul quotidiano della mia provincia ho cercato di individuare alcune piste di ragionamento. Nessuna pretesa di verità, ma solo il desiderio di avviare una ricerca. E’ chiaro nella mia mente che bisogna si faccia uno sforzo per rifondare la democrazia e la partecipazione.
    Adesso è il tempo di valutare quelli che possono essere gli effetti della nuova legge sul sistema politico e il sistema democratico. Un sistema elettorale non è solo un meccanismo per scegliere la classe dirigente, ma s’interseca e propone un modello di equilibri istituzionali e sociali. Ciò che è in gioco, da oggi in avanti, è come vivremo il nostro sistema democratico, tenendo conto dell’evoluzione delle nostre società e, pertanto, come si riuscirà a rispondere alle sfide del tempo. Si riuscirà a rompere l’anestesia che sembra circondare la nostra democrazia ?
    Ecco perché è utile abbandonare i toni di tragedia che si sono sentiti in queste ore, per avanzare con rigore ragionamenti pacati , ampliare il dibattito e produrre argomentazioni credibili, dire con chiarezza a quale modello si punta e su come dovrebbe funzionare per non mortificare la possibilità di partecipazione dei cittadini in modo singolo o associato .
    La polemica sui contrappesi da mettere in campo per contenere e controllare il potere politico deve essere riportata alla realtà e sapere che per funzionare non bastano solo le definizioni normative che pure sono utili.
    Sono i cittadini che devono riappropriarsi, tramite nuove forme partecipative, di contropoteri( un tempo in Cisl dominava lo slogan:potere contro potere) non potendoli più trovare nel partito trasformato in comitato elettorale, preoccupato giustamente del consenso.
    Forse si apre la possibilità di passare dal pluralismo dei partiti a quello sociale formato e organizzato in club, associazioni, lobby, forme civiche di rappresentanza. La democrazia non può essere ridotta solo al voto , alla comunicazione , ma è fatta di interlocuzioni , di dibattito pubblico, di dialettica vivace e di una possibilità estesa di governi e gestioni. Solo con l’esercizio di una presenza pubblica diffusa si produce classe dirigente, emergono proposte e orientamenti che possono essere fatte agire nelle diverse aggregazioni politiche e sui vari leader .
    Finita la stagione dei partiti identitari, può forse iniziarne una nuova: quella di far agire identità, valori , interessi su tutto lo scenario politico. Solo se si sarà in grado di generare nuovo pluralismo , non monopolizzato dai partiti ,la politica potrà tornare ad essere interessante per i cittadini.
    Savino Pezzotta

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