Dove vai Cisl?

Se fosse possibile eclissare la nostra memoria per quanto avviene nella realtà socio-economico-politicia italiana e europea, e mondiale, per il tempo necessario alla lettura dei documenti del XX Congresso Cisl, concluso il 19 luglio a Roma, quanto viene descritto e proposto può risultare attrattivo per un immaginario ruolo del sindacato in un’ipotetica società governata e orientata per la giustizia sociale, per l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità, per la pace nel mondo con i diritti universali. Potenziando i caschi blu dell’Onu e riformando gli organismi internazionali (abolizione del diritto di veto e quindi cedendo sovranità nazionale) e non certo con il riarmo degli eserciti nazionali come hanno scelto l’Europa e il governo italiano. La Cisl nel suo Congresso ha “volato alto” astraendosi, su temi importanti, dalla realtà.  

Se poniamo ascolto ai pensionati e ai lavoratori che ben conoscono la perdita d’acquisto progressiva (anche quando l’inflazione cala un po’) perché esperti del “carrello della spesa” la validità dei discorsi e delle proposte congressuali appaiono deboli e poco efficaci a garantire un dignitoso potere d’acquisto dei salari e delle pensioni. L’orientamento riproposto (il non recupero dell’inflazione importata, la non revisione dell’indice Ipca) è ancora quello che ha contribuito sensibilmente negli ultimi trent’anni a collocarci al fondo della scala europea e dell’Ocse per la difesa e la crescita dei salari.

Un clic qui https://youtu.be/4t6zeQsztTE

Il “patto della responsabilità” proposto dalla Cisl, è costruito con un inusuale e incauto pragmatismo di autonomia, apolitica, ovvero enunciando cosa si chiede astenedosi nel contempo di valutare ed esprimere un giudizio sul programma e sulla politica messa in essere dalla maggioranza di governo. Nulla da dire neppure sul famigerato ( per taluni articoli) decreto sicurezza o sull’abbandono delle terre interne. Un gran rischio per la strategia Cisl, un possibile volo icarico.

Se il “sindacato dei sindacalisti” ritornasse ad “amare” le assemblee dei lavoratori – per quanto difficili siano – e le riunioni unitarie delle Rsu, molte di quelle frasi e e di quei concetti enunciati con un buon linguaggio sul palcoscenico del Congresso, risuonerebbero ben diversamente, anche come stecche accolte in silenzio. Ma ciò non poteva accadere nei tre giorni congressuali romani, che si sono trasformati per buona parte in un “palcoscenico governativo” per la premier Meloni e i suoi ministri.

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Cisl, dove vai? Perché la Cisl sta correndo a destra? Non solo per gli orientamenti del suo gruppo dirigente ma perché è in corso in tutto il mondo spostamento a destra dei ceti popolari. Savino Pezzotta e Adriano Serafino hanno scritto un articolo (vedi allegato), pubblicato su L’Unità, il 22 luglio, per avviare una discussione, una riflessione – a partire dall’incontro on line con i soci e simpatizzanti di Prendere parola, giovedi 24 luglio – sulla strategia e sul nuovo posizionamento della Cisl. Così inizia: << Molti di noi sono rimasti sorpresi, a volte basiti, nel vedere il progressivo avvicinamento della CISL ai contenuti e all’operato del governo di Giorgia Meloni. Troppe volte abbiamo considerato questo spostamento come una semplice scelta verticista dei gruppi dirigenti, ma questa lettura non racconta e non spiega l’intera storia delle cause. Le riflessioni che seguono cercano di individuare alcuni dei principali fattori di questa inusuale collocazione della Cisl.

Lo spostamento a destra dei ceti popolari. In molti paesi occidentali, a partire dagli Stati Uniti, si sta assistendo a uno spostamento dei ceti popolari e dei meno abbienti verso le formazioni politiche e culturali di destra, Italia inclusa. Questo fenomeno, che ha visto una parte significativa dei lavoratori – sia autonomi sia dipendenti – orientarsi verso la destra o, comunque, verso formazioni politiche non tradizionalmente vicine al centro-sinistra, ha avuto, a nostro avviso, ricadute indirette anche sulle strategie scelte dalla CISL, allontanandole dai valori e dalla pratica della solidarietà per convergere su orientamenti e pratiche di neo-corporativismo. Storicamente, la CISL ha rappresentato una visione innovativa del contrattualismo riformista nei negoziati con i governi. Il sindacato “riformista” annunciato da Luigi Sbarra e proseguito da Daniela Fumarola ha contenuti fortemente discutibili rispetto a quanto ha rivendicato per anni la base degli iscritti dove prevaleva una maggioranza orientata al centro-sinistra, molti iscritti militavano nelle correnti pro-labor della Democrazia Cristiana e avevano uno sguardo aperto verso la sinistra, inoltre molti iscritti erano protagonisti nelle associazioni cattoliche, in particolare nelle ACLI. Oggi, però, la Cisl si trova a fare i conti con il cambiamento di orientamento di una parte della sua base e a dover fare i conti con il nuovo contesto sociopolitico italiano, con il consenso conseguito da Giorgia Meloni e dal suo governo, e con una certa indifferenza da parte delle forze di centro-sinistra sui temi tradizionali della CISL. Queste condizioni nuove potrebbero influenzare il rapporto con la realtà politica e mutare le priorità del sindacalismo cislino. (..)>> Per proseguire aprire l’allegato

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