Gli accordi imposti di Pomigliano e Mirafiori, senza alcuna reale trattativa, con il loro carico di violazioni di diritti, peggioramento delle condizioni di lavoro e distruzione del sistema di relazioni sindacali italiano, esprimono la volontà di importare il peggio del sistema di relazioni vigente negli Stati Uniti che, insieme alla crisi, hanno portato alla riduzione del sindacato ai minimi termini . Alessandra Mecozzi, Ufficio internazionale Fiom, nella nota allegata cerca di spiegarlo.
Allegato
Nel Paese degli opposti estremismi, il caso Fiat è diventato un paradigma della Modernità.Sedicenti leader sindacali lo usano con poca prudenza: una clava da brandire contro i “padroni”,rispolverando un conflitto di classe irripetibile e rievocando un clima di fascismo improponibile. Ma sedicenti pensatori liberali lo usano con poca conoscenza: una pietra angolare del riformismo, da lanciare contro tutti i conservatorismi.
Marchionne, la sinistra e l'addio all'auto italiana. Il manager rifiuta di esporre la sua strategia, ma è chiaro che il nostro paese avrà un ruolo residuale.
In un paese democratico, sono molti ad affermare che la dignità della persona è la STELLA POLAREdi orientamento alla base di qualsiasi accordo politico e indispensabile per ogni ragionamento. Eppure la flebile traccia di un serio dibattito su questo argomento, mi fa ritenere che non esista un vero interesse sui diritti democratici dei lavoratori e delle lavoratrici. Stupisce e addolora, infatti, vedere molti esponenti della sinistra politica così addomesticati e gran parte del sindacato così genuflesso ed allineatoalle richieste di Marchionne.
Paura e speranza. Scelte condizionate. I lavoratori della Mirafiori ritornano al lavoro lunedì 10 ed a fine settimana votano per il Referendum e poi nuovamente in Cig. Sabato 8 e Domenica 9 , nel centro di Torino, sono stati distribuiti volantini da parte dei sindacati firmatari dell’accordo e da parte di chi non l’ha sottoscritto. E’ sorprendente leggere volantini così diversi, con interpretazioni e commenti tanto divaricati, per lo stesso testo. Su più punti le interpretazioni sono contrastanti, quasi opposte, come ad esempio per la clausola che sanziona gli scioperi.
A pochi giorni dal referendum di Mirafiori sono diverse le strade scelte dai sostenitori del No e del Si. A Mirafiori non ci saranno assemblee unitarie per illustrare le diverse posizioni. Solamente la Fiom ha deciso di utilizzare l'assemblea retribuita.I firmatari dell’accordo hanno scelto riunioni delle Rsu, informazione capillare degli iscritti, distribuzione di note e volantini ai lavoratori. La Fiom sabato 8 dicembre realizza un presidio in P.zza Castello allestendo un muro simbolico sul quale presentare i testi di sostegno ricevuti.
Alleghiamo testi.
VCM, tre lettere che stanno per World Class Manufacturing. Altre tre, UAS, per Universal Analyzing System. Su questa sorte di catechismo logistico-organizzativo si appoggia gran parte della filosofia di Sergio Marchionne che ha prodotto prima l'Accordo di Pomigliano e poi quello di Mirafiori. Il sindacato si è presentato all'appuntamento diviso e quindi debole : i risultati del negoziato sono stati deficitari o in perdita. Eppure questa filosofia marchionnesca non è proprio nuova. Quei sistemi sono già da molti mesi operativi in Fiat: a Melfi, all'Iveco di Brescia, su due linee a Mirafiori.
FIAT REFERENDUM. Il Segretario della Fim Nazionale Vitali consiglia prudenza sul referendum per l’accordo per il rilancio dello stabilimento delle carrozzerie di Mirafiori. Dichiara che il risultato ''non e' scontato, augurando che che si ottenga il 50% piu' uno dei voti a favore”. Nei giorni scorsi altri sostenitori del sì avevano ipotizzato una consultazione favorevole all'80%. Vitali ricorda che nel reparto Powertrain (ex meccaniche) di Mirafiori nel 2007 l'accordo unitario sui 17 turni fu bocciato dalla maggioranza dei lavoratori e la lavorazione venne trasferita all’estero.
E’ un segno dei tempi. Non è certo casuale che le due questioni più stringenti connesse all’accordo separato di Mirafiori siano sate poste da due donne: l’una, neo segretario generale della Cgil il più rappresentativo sindacato italiano; l’altra, autorevole editorialista e conduttrice di programmi televisivi. Susanna Camusso con l’intervista rilasciata al Corriere della Sera mette al centro le conseguenze quando si invoca il referendum, senza se e senza ma, come soluzione dei dilemmi sindacali più acuti e controversi, sollecitando la Fiom a trarne con coerenza le conseguenze.
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