La Cisl smarrisce la sua anima

Le dichiarazioni e le scelte di Luigi Sbarra, avallate da organismi propensi a delegare al capo, sempre pìù determinano la non condivisione se non lo scalpore tra gli iscritti Cisl, che non hanno alcun mezzo per farsi sentire. La non adesione allo sciopero per la tragedia sul lavoro di Firenze ha suscitato incredibilità e indignazione. Stupore le assenze per manifestazioni a respiro internazionale, tiepidezza per quelle sullo stop alla guerra. E poi gli ostentati abbracci da “sono uno di voi” al leader di Foza Italia il giorno del loro Congresso, il primo della loro storia. In barba alle strategie di Frza Italia che si contrappongono, ad esempio, in tema di fisco, di giustizia sociale, di sanità, di appalti, agli orientamenti Congressuali della Cisl. L’elenco è orma i lungo. Sarebbe utile lasciare questa Cisl? Questa redazione pensa di no, pur rispettando le ragioni di chi lascia la tessera a malincuore dopo molti anni. Perchè rimanere? In ragione di una storia e della consapevolezza dei mutamenti, corsi e ricorsi. Pensando di fare rimbalzare idee e valutazioni.

Il sindacato sarà dei lavoratori o non sarà. I.Camerini – Etruria

La Cisl è nata per essere un sindacato di lavoratori e da loro diretto per assicurare autonomia rispetto alle direzioni aziendali, ai partiti politici e al governo. Un sindacato nuovo e non un nuovo sindacato, che innovava la tradizione del novecento che “legava” un sindacato a questo o quel partito, a questa o quella ideologia, che limitava severamente – anche con metodi repressivi – il senso critico che si deve esprimere come prevede l’art.21 della Costituzione. E’ stata costituita per la volontà di uomini che – in gran maggioranza – si ispiravano ai valori del cristianesimo, ai principi del personalismo comunitario, e alla laicità pur essendo animati dalla fede.

Non mancarono gli appassionati dibattiti per rifiutare l’etichetta e la sostanza di sindacato dei cattolici, e anche la chiesa non sempre fu neutrale. Il pluralismo di idee non faceva certo difetto: era rispettato e salvaguardato come un valore del nuovo sindacato.

Questo manifesto d’archivio, fine anni ’50, ben rappresenta quella Cisl. E’ stato ripreso come copertina del libro curato da Ivo Camerini, editore Etruria.

In un sindacato sempre convivono, in forza del pluralismo, “anime” diverse. La storia della Cisl è stata caratterizzata dalle iniziative e dalle battaglie congressuali di una “sinistra sociale” di cui Giorgio Merlo racconta nel suo recente libro, con prefazione di mons.Vincenzo Paglia. In quell’anima cislina sono emersi, ad esempio, grandi leader cislini come Carlo Donat Cattin (che si contrappose con fermezza ad Edoardo Arrighi che scelse l’aziendalismo Fiat) e Franco Marini. Molti allora i dirigenti e i militanti delle Acli. Vedi recensione qui https://www.laportadivetro.com/post/un-libro-per-voi-la-sinistra-sociale-di-giorgio-merlo

All’inizio degli anni ’60, e poi per  molti anni, sulla spinta del miracolo economico italiano, nel triangolo industriale del Nord, con epicentro Milano e Brescia, emerse un’altra anima, in parte derivata dalla “sinistra sociale”, quella di“sinistra sindacale” della quale Pierre Carniti (che aveva un’altra provenienza) è stato l’esponente di spicco. Quella “sinistra sindacale” portò innovazioni profonde nella contrattazione, nella democrazia interna, nei metodi di pressione sociale e di lotte sindacali, sempre ancorate ad un ben preciso concetto di autonomia

Sulle caratteristiche di quella sinistra sindacale ha scritto Sandro Antoniazzi  in “Pensiero, azione, autonomia“ – Saggi e testimonianze per Pierre Carniti – curata da Mario Colombo e Raffaele Morese, in occasione degli 80 anni di Carniti. << Carniti era indefinibile.. Era il cruccio dei comunisti…La sinistra sindacale è un’altra cosa dalla sinistra dentro il sindacato: parte dai problemi dei lavoratori e con essi agisce e lotta per cambiare la loro condizione. Per trovare qualcosa del genere penso che occorra risalire alle origini del sindacato.…Tutto nasce nel 1962…>> . In allegato il testo completo. 

Quella Cisl possedeva un concetto (e una buona pratica) dell’autonomia sindacale ben diverso dal modo d’intenderla oggi, ad esempio con il cosiddetto “pragmatismo” che consente ai vertici sindacale di essere autoreferenti nelle loro decisioni. Quelle due anime agirono considerando l’autonomia sindacale come un modo di analizzare e di decidere che si alimenta della capacità di interpretare le condizioni di lavoro e di vita della classe lavoratrice; che si esprime nella sua pienezza quando tale legame si rinsalda, latita quando si decide “dall’alto della piramide” interpretando cosa pensano i lavoratori, senza alcun momento di empatia con la loro condizione di vita e di lavoro. I sondaggi sono cose ben diverse dalle inchieste che richiedono un faccia a faccia dialettico con i lavoratori.

Così, passo dopo passo, la Cisl odierna conosce ben poco, rispetto alla sua tradizione, sull’organizzazione del lavoro e sul funzionamento e su come sono organizzati i servizi, parla di nuove tecnologie ma non descrive i processi e quanto avviene sull’occupazione. Fino a giungere ad avallare “strafalcioni” sindacali come l’incentivo agli straordinari (detassazione o incentivo monetario) per aumentare la produttività quando è ben noto che la stessa diminuisce con l’aumento dello stress e della fatica come si constata sul finire del turno di lavoro.

Quelle due sinistre interne alla Cisl fanno parte della storia passata della Cisl, il mondo è cambiato e con esso la Cisl, ma nella società contrassegnata dalla modernità e dalle crescenti disuguaglianze quella vocazione ben esiste e se ne avverte la necessità. La Cisl ha imboccato una strada che va in altra direzione, si è inchiodata “ai tavoli del dialogo”  – più o meno reale – abbandonando il riferimento ai movimenti sociali e sindacali, alle mobilitazioni e manifestazioni di piazza, agli scioperi, e soprattutto non più preparata al saper dare battaglia all’interno di questi grandi movimenti. Dandosi ragione negli organismi rinchiusi tra “quattro mura, o in piccole piazze di soli fedelissimi non certo giovani: Sceglie di essere contigua al governo pensando di operare per portare più risultati per i lavoratori. Ma i fatti, i risultati del confronto con il governo di Giorgia Meloni contraddicono questa strategia obbligando la narrazione a scambiare le lucciole per lanterne, ammirare Matteo Salvini, il ministro del fare liberando la catena dei sub-appalti e delle opere faraoniche come il ponte di Messina, e al Congresso di Forza Italia abbracciare Alessandro Tajani, il novello Pier Paolo Pasolini che sulle manganellate ai ragazzi di Pisa si schiera con gli agenti perché “Figli del popolo attaccati da radical chic”.

La Cisl è diventato un “sindacato di sindacalisti” – un ceto sociale con tacite regole che svaniscono lo spirito dello Statuto – che ha smarrito i valori di quelle anime, soprattutto la pratica dell’autonomia e così…sbanda a destra, si istituzionalizza risucchiata nel “filogovernatismo”, a prescindere dai colori.

Nella Cisl di oggi gli iscritti sono un numero e non soci, utilizzano i servizi ma non partecipano alle scelte, sono numeri senza anima, le Rsu svolgono un positivo ruolo in azienda ma sono pressoché nulle nel definire le strategie generali del sindacato e degli organismi dirigenti. Il Convegno del 23 marzo 2024 a Bologna, promosso dall’Istituto A.De Gasperi e dall’Associazione Prendere Parola affronterà questi temi, vedi https://sindacalmente.org/content/democrazia-vs-oligarchia/ . Aldo Celestino offre un prezioso contributo di analisi e di proposte che potete leggere in allegato.

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